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Spesso i medici dimenticano che la medicina non ha il monopolio delle pratiche di cura. Senza dubbio, in molti paesi moderni il medico ha l’esclusiva delle prescrizioni. Ma è il malato a scegliere il terapeuta, e non il medico a scegliere i malati. Fin dai tempi di Ippocrate, il padre della Medicina classica, il medico ha dovuto competere con il mago, lo sciamano, la donna anziana del villaggio, l’ostetrica, il sacerdote, l’indovino, i ciarlatani e gli imbroglioni. La verità è che di fronte al terrore spaventoso della morte, e alle sofferenze di molte malattie, il pensiero magico del bambino che utilizzano tutti questi guaritori alternativi, può contare sui super poteri dell’immaginazione, dei miti, delle leggende e dei testi sacri. Può inventare miracoli, guarigioni soprannaturali, paradisi e forme fantastiche di vita oltre la morte. La tentazione del medico è scendere al livello della concorrenza, ricorrere ai trucchi e alle strategie della pubblicità e del mercato. Ma Ippocrate, in Antica Medicina, ricorda al vero medico, che non esistono scorciatoie: Vita brevis, Ars longa, Occasio praeceps, Experimentum periculosum, Iudicium difficile e racconta la sua autobiografia in questa intervista, per aiutarci a capire quanto è difficile essere un vero terapeuta.
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